“NOTTI DA LUPI” LUGLIO – OTTOBRE 2015

Rapporto della campagna “Notti da Lupi” luglio-ottobre 2015

Ben difficile pensare al lupo come a uno fra tanti animali se ha generato attenzione e forti sentimenti all’intera generazione umana da migliaia di anni e in tutti i continenti dove la sua presenza si è manifestata. Forte è stata ed è la sua influenza sull’immaginario umano, così, mentre i ricercatori puntano su dati osservabili, su di lui si concentrano leggende, visioni, ma anche pregiudizi, paure, finanche terrore.
Sarà perché non pensiamo a noi stessi come parte del regno animale e quindi lo viviamo come “l’altro” che ci aggredisce, la paura della bestia, il lupo come diavolo travestito, la bestia che uccideva il bestiame e rendeva poveri gli uomini. La natura incontaminata come sede ideale del lupo in contrasto con la natura domata, dove il lupo non ha diritto di esserci. La prima amata da chi vive nella città e la seconda difesa furiosamente da
chi l’aveva sottomessa e ne vedeva messi in pericolo l’ordine e i suoi frutti.
Nella mentalità popolare del medioevo si distingueva fra animali che servivano l’uomo e quelli che arrecavano dolore. E questi non avevano anima, anzi erano nido di infime qualità morali. Di qui il conseguente diritto ad eliminarli, il lupo per primo, costantemente immaginato e mai conosciuto. In diversi momenti e posti della terra è stato pensato come simbolo di avidità e di ferocia, come essere diabolico, ma anche, al contrario, come animale in sintonia con l’uomo (indiani d’America ed esquimesi). Di esso si sono occupati Dante (che lo vedeva simbolo di avidità e frode) e tanto
prima di lui Aristotele e Plinio il Vecchio (che immaginò i lupi mannari – persone che si trasformavano in lupo). La mentalità medievale -rintracciabile nella innumerevole serie di Bestiari – considerava “lupo” tutto ciò che minacciava l’esistenza precaria dell’uomo.
Ma il “lupo” era nient’altro che la parte peggiore (o repressa) di noi e il perdono, la compassione di San Francesco erano diretti a farci perdonare gli aspetti peggiori di se stessi (il peccato). E la tradizionale interpretazione degli animali come esseri simbolici di un mondo preordinato dal
creatore in cui il lupo assomma in sé il peggio, continua fino ai giorni nostri. Influenzando la nostra visione del mondo e degli avvenimenti. Branco di lupi erano denominati i sottomarini tedeschi che attaccavano i convogli, tana del lupo era il rifugio di Hitler. Ma il lupo era anche eroe guerriero nella leggenda di Romolo e Remo che fondano nazioni e sono nutriti da una lupa madre. Il buono e il malvagio del lupo sono il riflesso della nostra ambivalenza e quindi l’odio verso quelle parti di noi ignobili e che cerchiamo di reprimere. Sentimenti maturati in epoche dominate dalle superstizioni e dalla stregoneria. Oggi tanto utili per nascondere le radici di una crisi, quella dell’economia di montagna, che trova nei rapporti con la “grande” economia la vera spiegazione, ma che è più facile imputare ai lupi.   Continua a leggere il Rapporto della campagna “Notti da Lupi” 2015>>>

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