Rapporto Mal’aria 2021: Verona con 73 giornate di superamenti del PM10 si posiziona 13esima

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Presentato oggi da Legambiente il rapporto annuale Mal’aria 2021. Anche in tempo di pandemia in Italia l’emergenza smog non si arresta e si cronicizza sempre di più. È quanto emerge in sintesi dal report  nel quale l’associazione ambientalista traccia un doppio bilancio sulla qualità dell’aria nei capoluoghi di provincia nel 2020, stilando sia la classifica delle città fuorilegge per avere superato i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili (Pm10) sia la graduatoria delle città che hanno superato il valore medio annuale per le polveri sottili (Pm10) suggerito dalle Linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), che stabilisce in 20 microgrammi per metro cubo (µg/mc) la media annuale per il Pm10 da non superare contro quella di 40 µg/mc della legislazione europea.

E il quadro complessivo che emerge è preoccupante: nel 2020 nella Penisola su 96 capoluoghi di provincia analizzati 35 hanno superato almeno con una centralina il limite previsto per le polveri sottili (Pm10), ossia la soglia dei 35 giorni nell’anno solare con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo. A Torino spetta la maglia nera con 98 giorni di sforamenti registrati nella centralina Grassi, seguita da Venezia (via Tagliamento) con 88, Padova (Arcella) 84, Rovigo (Largo Martiri) 83 e Treviso (via Lancieri) 80.

A Verona sono 73 i giorni in cui la centralina di Borgo Milano ha superato il limite di PM10.

L’altro dato che emerge dal rapporto è il poco rassicurante confronto con i parametri dettati dall’OMS, di gran lunga più stringenti rispetto a quelli della legislazione europea, e che hanno come target la salute delle persone. Nel 2020 sono 60 le città italiane (il 62% del campione analizzato) che hanno fatto registrare una media annuale superiore ai 20 microgrammi/metrocubo (µg/mc) di polveri sottili rispetto a quanto indicato dall’OMS. A guidare la classifica è sempre Torino con 35 microgrammi/mc come media annuale, a Verona la media è di 32 µg/mc.

Per Legambiente i dati di Mal’aria ci ricordano che il 2020, oltre ad essere stato segnato dalla pandemia ancora in corso, è stato anche contrassegnato dall’emergenza smog e dalla mancanza di misure specifiche per uscire dalla morsa dell’inquinamento. Lo dimostra la mancanza di ambizione dei Piani nazionali e regionali e degli Accordi di programma che negli ultimi anni si sono succeduti ma che, nella realtà dei fatti, sono stati puntualmente elusi e aggirati localmente pur di non dover prendere decisioni impopolari insieme al ricorso sistematico della deroga (come nel caso del blocco degli Euro4 nelle città che sarebbe dovuto entrare in vigore dal primo ottobre 2020 e che è stato prima posticipato al gennaio 2021 e poi all’aprile successivo). E lo dimostrano anche le due procedure di infrazione comminate all’Italia per il mancato rispetto dei limiti normativi previsti della Direttiva europea per il Pm10 e gli ossidi di azoto, a cui si è aggiunta lo scorso novembre una nuova lettera di costituzione in mora da parte della Commissione europea in riferimento alle eccessive concentrazioni di particolato fine (Pm2,5) a cui ora l’Italia dovrà rispondere, essendo state giudicate “non sufficienti” le misure adottate dal nostro Paese per ridurre nel più breve tempo possibile tali criticità.

Proposte – In particolare per Legambiente è urgente intervenire in maniera rapida con misure efficaci affrontando il problema in modo strutturale e con una pianificazione adeguata e incrociando due temi cruciali: quello della mobilità sostenibile e dell’uso dello spazio pubblico e della strada prevedendo interventi ad hoc che, se integrati insieme ad altre misure riguardanti il settore del riscaldamento e dell’agricoltura, potranno portare benefici immediati e duraturi. Occorre prevedere, ad esempio, il potenziamento del trasporto pubblico locale e della mobilità condivisa, elettrica ed efficiente per garantire il diritto di muoversi senza inquinare, lo stop progressivo alla circolazione delle auto nei centri delle città, senza deroghe nè scappatoie, lo stop agli incentivi per la sostituzione dei mezzi più vecchi e inquinanti a favore di mezzi più nuovi ma ugualmente inquinanti. Perché stiamo parlando di incentivi che rischiano di far spendere molti soldi ai cittadini inutilmente, per comprare auto già obsolete o presto fuori legge. Occorre inoltre ripensare lo spazio pubblico con corsie preferenziali per tpl, centri urbani secondo la vision zero, con l’estensione delle aree pedonali nei centri urbani e nei quartieri, percorsi ciclopepdonali e zone 30. A Verona è in fase di elaborazione il PUMS (piano urbano della mobilità sostenibile)  che secondo l’associazione mette in atto misure ancora troppo timide soprattutto per quello che riguarda il potenziamento del trasporto pubblico locale, che si basa principalmente sul progetto filobus. Al 2030 il PUMS prevede di modificare le abitudini dei cittadini e dei pendolari portandoli dall’utilizzo del mezzo privato alla  mobilità sostenibile.  Ma gli orizzonti di cambiamento si contano in pochi punti percentuale, per esempio solo il 2% di utenti in più useranno il trasporto pubblico rispetto ad adesso.

Sul fronte del riscaldamento domestico, servono abitazioni ad emissioni zero grazie alla capillare diffusione del “Bonus 110%” che favorisca il progressivo abbandono delle caldaie a gasolio e carbone da subito, e a metano nei prossimi anni. Infine serve anche un cambiamento della filiera agro-zootecnica rafforzando ed estendendo temporalmente le misure invernali di limitazione o divieto di spandimento di liquami e digestati; istituendo l’obbligo di copertura delle relative vasche di stoccaggio; sostenendo, attraverso misure PSR, investimenti aziendali volti ad attuare operazioni di trattamento, sia delle emissioni di stalla sia dei liquami e letami, con processi che prevedano la produzione di biometano, la separazione solido-liquido, le macchine agricole per migliorare la modalità di applicazione al suolo di liquami e digestati.

Ogni anno nella Penisola, stando ai dati dell’EEA, sono oltre 50mila le morti premature dovute all’esposizione eccessiva ad inquinanti atmosferici come le polveri sottili (in particolare il Pm2,5), gli ossidi di azoto (in particolare l’NO2) e l’ozono troposferico (O3). Da un punto di vista economico,  parliamo di diverse decine di miliardi all’anno (stimate tra i 47 e i 142 miliardi di euro/anno) tra spese sanitarie e giornate di lavoro perse. Infatti, le morti premature sono solo la punta dell’iceberg del problema sanitario connesso con l’inquinamento atmosferico. Nei prossimi mesi l’OMS pubblicherà le nuove linee guida che suggeriranno valori ancora più stringenti di quelli attuali, a seguito degli approfondimenti scientifici internazionali avvenuti negli ultimi anni. Inoltre la Commissione europea, che sta ragionando sulla revisione della direttiva sulla qualità dell’aria, è intenzionata a far convergere i limiti normativi con quelli dell’OMS. Su questo aspetto da anni chiediamo questo tipo di convergenza dei limiti di legge con le raccomandazioni dell’OMS che, è bene ricordarlo, si riferiscono alla sola tutela della salute delle persone.

Legambiente ricorda, inoltre, che le auto sono la fonte principale di inquinamento in città e che le emissioni fuorilegge delle auto diesel continuano a causare un aumento della mortalità, come è emerso anche da un recente studio presentato lo scorso settembre da un consorzio italiano che comprende consulenti (Arianet, modellistica), medici ed epidemiologi (ISDE Italia, Medici per l’Ambiente) e Legambiente, nonché la piattaforma MobileReporter. Lo studio in questione – che si inquadra nella più ampia iniziativa transfrontaliera sull’inquinamento del traffico urbano Clean Air For Health (https://cleanair4health.eu/) stima per la prima volta in assoluto la quota di inquinamento a Milano imputabile alle emissioni delle auto diesel che superano, nell’uso reale, i limiti fissati nelle prove di laboratorio alla commercializzazione. In particolare nel capoluogo lombardo sono proprio i veicoli diesel “Euro4” ed “Euro5” a provocare la maggior parte dell’inquinamento da NO2: circa il 30% nel corso del 2018. Per questo Legambiente chiede subito, come era stato previsto nell’accordo tra governo e regioni della pianura Padana, il blocco della circolazione dei diesel “Euro4” e della auto a benzina “Euro1” e al 2025 l’estensione del blocco totale annuale anche all’ “Euro5” diesel e così via.

Petizione e mobilitazione social – In occasione del dossier Mal’aria 2021, Legambiente lancia oggi anche una petizione on linehttps://attivati.legambiente.it/malaria – in cui sintetizza le sue richieste per città più vivibili e pulite invitando i cittadini a firmarla. Alla raccolta firme, si affianca anche una mobilitazione social attraverso la quale l’associazione chiede oggi a tutte le persone di scattarsi un selfie in primo piano con una mascherina bianca, sulla quale scrivere il claim #noallosmog, davanti alla finestra aperta o in un luogo simbolo della vostra città (statua, piazza, ecc). E di pubblicare la foto sui propri profili e pagine social taggando @Legambiente e usando gli hashtags #malaria e #noallosmog.

 

 

A seguire le tabelle

 

 

 

 

Tabella 1: Pm10 ti tengo d’occhio 2020

La classifica dei capoluoghi di provincia che hanno superato con almeno una centralina urbana la soglia limite di polveri sottili alla data del 31 dicembre 2020; il D.lgs. 155/2010 prevede un numero massimo di 35 giorni/anno con concentrazioni superiori a 50μg/m3

 

Città Centralina (tipologia) Giorni superamento
Torino Grassi (T.U) 98
Venezia Via Tagliamento (T.U) 88
Padova Arcella (T.U) 84
Rovigo Largo Martiri (T.U) 83
Treviso Via Lancieri (F.U) 80
Milano Marche (T.U) 79
Avellino Scuola Alighieri (T.U) 78
Cremona Via Fatebenefratelli (F.U) 78
Frosinone Frosinone scalo (T.U) 77
Modena Giardini (T.U) 75
Vicenza San Felice (T.U) 75
Ferrara Isonzo (T.U) 73
Verona Borgo Milano (T.U) 73
Asti Baussano (T.U) 69
Mantova Gramsci (T.U) 66
Monza Via Machiavelli (F.U) 66
Alessandria D’Annunzio (T.U) 64
Pavia Piazza Minerva (T.U) 64
Brescia Villaggio Sereno (F.U) 62
Reggio Emilia Timavo (T.U) 61
Lodi Viale Vignati (T.U) 59
Ravenna Zalamella (T.U) 58
Rimini Flaminia (T.U) 56
Napoli Via Argine (T.S) 55
Parma Cittadella (F.U) 54
Piacenza Giordani – Farnese (T.U) 53
Vercelli Gastaldi (T.U) 53
Terni Le Grazie (F.U) 52
Bergamo Via Garibaldi (T.U) 46
Como Centro Viale Cattaneo (T.U) 46
Roma Tiburtina (T.U) 46
Bologna Porta San Felice (T.U) 42
Novara Arpa (F.U) 42
Benevento Campo Sportivo18 (F.U) 41
Pordenone Stazione Pordenone Centro 1 (F.U) 38

Fonte: elaborazione Legambiente su dati Arpa o Regioni

 

 

 

 

Tabella 2: Pm10 ti tengo d’occhio 2020 special edition

 La classifica dei capoluoghi di provincia che nel 2020 hanno superato il valore medio annuale suggerito dalle Linee guida dell’OMS per le polveri sottili (Pm10); Le Linee guida dell’OMS prevedono una media annuale di 20 μg/m3 all’anno per la tutela della salute.

 

Città Media annuale Città Media annuale Città Media annuale
Torino 35 Ferrara 30 Ancona 24
Padova 34 Parma 29 Bologna 24
Rovigo 34 Vercelli 29 Forlì 24
Milano 34 Rimini 29 Genova 24
Venezia 33 Terni 29 Prato 24
Treviso 33 Piacenza 28 Arezzo 23
Cremona 32 Bergamo 28 Varese 23
Lodi 32 Como 28 Pesaro 23
Vicenza 32 Napoli 28 Bari 23
Modena 32 Oristano 27 Latina 23
Verona 32 Ravenna 27 Barletta 23
Mantova 31 Benevento 27 Catania 23
Monza 31 Caserta 26 Ascoli P. 22
Pavia 31 Cagliari 26 Pisa 22
Alessandria 31 Pordenone 26 Biella 21
Brescia 31 Roma 26 La Spezia 21
Avellino 31 Lucca 25 Foggia 21
Asti 30 Novara 25 Andria 21
Frosinone 30 Salerno 25 Lecco 21
Reggio E. 30 Cesena 24 Lecce 21

Fonte: elaborazione Legambiente su dati Arpa o Regioni